La Cassazione precisa con la sentenza n. 32901 che è il beneficio tratto per mezzo delle cosiddette società schermo prova del ruolo di amministratore di fatto. La vicenda trae origine da un’istanza di riesame per la misura cautelare della custodia in carcere nei confronti di alcuni soggetti ritenuti amministratori di fatto di alcune società cartiere, prive di concreta attività e dedite all’emissione ed utilizzo di fatture per operazioni inesistenti. Successivamente il tribunale del riesame ha annullato la misura cautelare nei confronti degli amministratori di fatto. In seguito a questa il procuratore della repubblica ha avviato ricorso in cassazione, la quale si è espressa con la sentenza sopra citata come di seguito esposto.
La Suprema Corte, ritenendo fondata l’eccezione, ha precisato che in tema di reati tributari, secondo un consolidato orientamento, la prova della posizione di amministratore di fatto di una “società schermo”, priva cioè di reale autonomia e costituita per essere utilizza in un meccanismo fraudolento, si traduce in quella del ruolo di dominus e ideatore del sistema fraudolento. Non è pertanto ipotizzabile rinvenire elementi tipici di operatività quali ad esempio la gestione dei rapporti con i dipendenti, i fornitori o i clienti. In altri termini, quindi, la Cassazione ha ritenuto che in una società priva di concreta attività, l’amministratore di fatto è individuabile solo nei beneficiari delle operazioni effettuate dall’ente schermo