Il Growth Hacking: La Consulenza secondo CPW Italia

Sono stati tanti gli argomenti riguardanti il business, ed il miglioramento della strategia aziendale, dei quali abbiamo trattato in precedenti articoli, come il BPR  o la redazione di un Business Plan. Solo per citarne due.

Oggi, invece, vogliamo parlarvi di una strategia di business molto adoperata e molto efficace: il Growth Hacking.

 

Cos’è il Growth Hacking?

Il Growth hacking è un processo che sfrutta elementi come il marketing funnel, lo sviluppo di prodotti e le vendite, per identificare i modi in cui un business può crescere il più velocemente possibile. La definizione più generale vede il growth hacking come l’insieme di processi in grado di mettere in relazione diversi canali di marketing e di sviluppo del prodotto al fine di individuare le soluzioni più efficaci per incrementare il proprio business.

Può anche definito come una sorta di approccio scientifico, attraverso il quale si realizzano tanti piccoli esperimenti economici per comprendere cosa funzioni e cosa no, limitando al massimo i rischi.

 

Chi è il growth hacker?

Il growth hacker – come è intuibile – è il professionista del growth hacking, ovvero colui che aiuta aziende, startup, singoli professionisti nel percorso verso la crescita.

A questo punto ci si potrebbe chiedere: qual è la differenza tra un web marketer ed un growth hacker?

Il growth hacker, naturalmente, è un marketer professionista, che ha acquisito delle skill più tecniche, quali: dall’engineering, developing e content management.

 

La best practice

La prima cosa che un growth hacker pone in essere è mettere in focus il prodotto. Come? Attivando tutti i canali own media al fine di favorire l’accessibilità al prodotto, dal sito web fino ai social, e cercando al contempo di coinvolgere. Successivamente, tale figura comprende la base dei clienti del brand per poter elaborare in maniera coerente e strategica un piano di web marketing. Cercherà di comprendere: chi sono, le loro esigenze, le abitudini di navigazione (attraverso una process mapping). Una volta individuati tutti i dati, bisogna predisporre una landing page per favorire la user experience e favorirne l’interazione.

Nell’attività di growth hacking, i contenuti devono essere in grado di catturare l’attenzione. Tali attività sono tutte strumentali nel migliorare e consolidare la brand reputation.

E’ fondamentale in un processo di tale tipologia, andare a semplificare la strategie, cerando di focalizzarsi su una nicchia specifica di mercato, al fine di elaborare dei contenuti specifici e mirati.

Infine, bisogna naturalmente individuare i Key Performance Indicator (o KPI) precisi, o meglio quelli essenziali al raggiungimento degli obiettivi prefissati.

 

Le principali tecniche di growth hacking

I growth hacker più esperti sono soliti seguire l’approccio “lean” dal momento che riescono ad ampliare il proprio target di riferimento e ricevere continui feedback dal mercato.
Il metodo lean prevede diverse fasi:

  • Acquisizione: attraverso email marketing, SEO, blog, copywriting , piattaforme social e forum.
  • Attivazione: il secondo passo è aumentare l’attività degli utenti, cercando di incentivarli a riutilizzare i propri servizi o prodotti: magari facendoli iscrivere alla newsletter.
  • Retention: in questa fase bisogna fidelizzare i nuovi utenti, aumentando – infatti – la fidelity nei confronti del brand.
  • Referral: in ultimo, bisogna convincere i nuovi fidelizzati a divenire degli ambassador del proprio marchio, consigliandolo ad amici e parenti.

 

 

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