Google bombing: cosa è?

Il Google bombing, ovvero “bombardamento Google”, è una tecnica usata per sfruttare l’algoritmo di Google chiamato PageRank, in base alla quale viene attribuita importanza ad una determinata pagina in rapporto a quanti link si dirigono verso essa, in altre parole tutti quei link che si trovano all’interno di altri siti web, che riconducono al tuo sito web.

Quale è lo scopo del Google Bombing?

In molti casi ci sono ragioni politiche o di attivismo sociale, legate alla protesta o dissenso verso un certo personaggio. In altri possono essere dovuti all’alta concorrenza a livello di marketing per le aziende. Perchè questo? Semplicemente le aziende sfruttano la quantità di link che vengono lanciati ad altri siti affinché, quest’ultimi vengano penalizzati per avere troppi link in entrata. Avendo molti link la reputazione di una azienda ne risente, soprattutto se questi hanno una Pagerank basso. Per chi conosce le meccaniche della SEO sa per certo che una buona strategia permette una determinata quantità di link in entrata di qualità verso il proprio sito. Oltre a far crescere la reputazione c’è un investimento di denaro per farla crescere. Bombardare un sito è una tecnica per distruggere tutto quello che ci è creato. Ma non del tutto, recuperare si può ma è un processo lungo. Per far si che Google fermasse queste tecniche ha cercato in tutti i modi di affinare il proprio algoritmo.

Un esempio di Google bombing

Esempio: In passato vennerò inseriti in molti blog diversi link dal testo «miserable failure» (miserabile fallimento) che puntava alla biografia di George W. Bush, alcuni blogger americani sono riusciti a fare in modo che, cercando quelle parole su Google, il primo risultato visualizzato fosse proprio la biografia di Bush.

Le motivazioni principali che spingono gli autori del bombardamento sono il divertimento, la brama di notorietà, ma tuttavia non mancano quelle spinte da ragioni politiche o di attivismo digitale: in quest’ultimo caso le bombe fanno in modo di «recapitare un messaggio», diventando una sorta di arma in mano al popolo della rete per far ascoltare il proprio messaggio. Nel caso del marketing quello di danneggiare la concorrenza.