«Decreto Ristori Bis» – Finanziamenti a fondo perduto fino al 200%

Il contributo a fondo perduto previsto dal «Decreto Ristori» e dal «Decreto Ristori Bis», a differenza del contributo previsto nel mese di Maggio (il quale risultava accessibile sulla base dei medesimi criteri e condizioni per tutti i soggetti proprietari di partita Iva, i cui ricavi risultavano essere inferiori a 5 milioni di euro), si basa su un modello ad assetto variabile.

La quantificazione dell’ammontare, nonché la possibilità di accedere al fondo in questione, dipendono da una serie di parametri che sembrerebbero essere indirizzati a premiare i beneficiari sulla base di una scala di valori proporzionale alle misure restrittive che questi hanno subito per effetto dei D.P.C.M. del 24 ottobre e del 3 novembre.  

I criteri necessari, al fine di valutare se il soggetto richiedente abbia diritto a percepire il nuovo fondo perduto, sono:

1) l’area in cui è ubicato il domicilio fiscale (o la sede operativa) dell’attività, ovvero se l’area in questione è definita gialla, arancione o rossa, in base agli scenari di rischio che sono stati individuati dal Dpcm del 3 novembre;

2) il codice Ateco del beneficiario;

3) la dimensione dell’impresa;

4) la differenza tra il fatturato che il beneficiario ha realizzato ad aprile 2019 e quello conseguito ad aprile 2020
(ATTENZIONE:  non si potrà accedere al contributo se il divario risulta essere inferiore al 33,33 per cento).


Dalla combinazione dell’area in cui si trova il domicilio fiscale della società e dal codice ATECO della stessa, si ottiene una prima selezione degli aventi diritto al contributo, in base all’ ordine di merito. Quest’ultimo, infatti, contempla: attività che hanno diritto al contributo su tutto il territorio nazionale (Allegato 1 «Decreto Ristori Bis»); attività che accedono al contributo su tutto il territorio nazionale, che qualora si trovino nelle zone rosse o arancioni potranno percepire un ammontare maggiorato (si tratta di gelaterie e pasticcerie, bar e altri esercizi simili senza cucina e alberghi); attività che usufruiscono del contributo soltanto se ubicate in zone rosse (Allegato 2 «Decreto Ristori Bis»).

Il codice Ateco dell’attività permette di definire l’entità del contributo in base al corrispondente coefficiente settoriale di rivalutazione individuato, ovvero:  le attività contemplate nell’allegato 1 potranno godere di uno dei cinque parametri (50, 100, 150, 200, 400%); per le gelaterie, pasticcerie, bar e alberghi ubicati in zone arancioni e rosse sarà previsto un valore del 200% (150% + maggiorazione del 50%); per quelle inserite nell’allegato 2 la percentuale prevista è del 200 per cento.

Per quanto riguarda la dimensione dell’impresa, invece, sarà necessario determinare il coefficiente in base all’ammontare dei ricavi  che sono stati realizzati nel periodo d’imposta precedente a quello in corso al 19 maggio 2020, quindi si avrà diritto: al 20% se i ricavi sono inferiori ai 400mila euro; al 15% se sono maggiori di 400mila (ma non superano il milione);  al 10% se i ricavi oltrepassano il milione.

Dopo aver individuato tali variabili, bisognerà moltiplicare la differenza tra il fatturato di aprile 2019 e quello di aprile 2020 per il coefficiente dimensionale e per il coefficiente settoriale.
E’ necessario ricordare, inoltre, che la disciplina in questione prevede dei valori minimi e massimi, quindi: le persone fisiche (e i soggetti diversi dalle persone) avranno diritto rispettivamente a un contributo minimo di mille o duemila euro (valori a cui risulterà necessario applicare solamente il coefficiente settoriale) mentre il fondo perduto non potrà superare 150mila euro.